La Serva Padrona:
Giovan Battista Pergolesi restituito all’antica Lingua Napolitana
Edizioni Labrys
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Retro di Copertina:
A distanza di più di 300 anni Giovanni Battista Pergolesi continua ad appassionare e divertire con le sue creazioni. Le sue musiche non testimoniano solo una personalità creativa estremamente raffinata e complessa, ma ci restituiscono, tutt’intera, un’epoca e una società osservata e interpretata da tutti i punti di vista: la gestualità plebea e lo sberleffo del saltimbanco ma anche la tenera sentimentalità borghese della commedia musicale; lo sfarzo e l’aristocratica malinconia del dramma per musica tardo- barocco e metastasiano; la scatenata vitalità e la sottile schermaglia psicologica, nonché l’arguzia e la vis comica dei personaggi degli intermezzi. L’incontro e la fusione dei brani del geniale intermezzo “La Serva Padrona” con la lingua napoletana, che vede i recitativi dell’intermezzo più famoso, chiacchierato, applaudito e rappresentato trasposti in lingua vernacolare, nasce quindi nel modo più naturale e spontaneo, perché è proprio la scrittura musicale pergolesiana a prescindere dalle parole dell’altrettanto mirabile libretto di G. A. Federico, che riprende ed è totalmente intrisa della musicalità dell’idioma partenopeo. E così la Serva Padrona torna a tutto tondo al suo contesto, riportando con attenzione filologica i gustosi recitativi del librettista Federico al proprio Napoletano settecentesco, per adeguarli, così come di necessità l’autore fece per il suo pubblico dell’epoca al di fuori di Napoli, al pubblico di oggi, che ha ormai sdoganato il vernacolo e ne ha ritrovato musicalità e atmosfere. E dall’apprezzamento e dal riuscito coinvolgimento del pubblico di giovanissimi, privilegiati spettatori di una serie di spettacoli messi in scena per gli alcuni istituti scolastici per destare in loro la curiosità verso il mondo del bel canto ed alla grande tradizione culturale napoletana, nasce questo libro. Il contrasto tra il registro lirico delle arie e quello della commedia dell’arte dei recitativi è reso sdoppiando la scena, speculare tra cantanti ed attori gemelli, due Serpine e due Uberti, in un contrasto di allestimenti e costumi, affidando ad un muto Vespone tutto comico, il ruolo del trait d’union tra i due mondi, un basso continuo mimico che con la sua universale semplicità srotola il filo conduttore della proposta per guidare i più piccoli come gli appassionati in questo assaggio di musica barocca.